A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
In viale Lazio, all'angolo con via Maffei, sorge una chiesa dedicata ai
Santi Silvestro e Martino; in questi due articoli ci proponiamo di esaminarne
la storia ed i momenti artistici.
Iniziamo ricostruendo la situazione della zona ancor prima che venisse
decisa la costruzione dell'edificio sacro, e riportiamoci quindi alla fine
del diciannovesimo secolo.
Qui, appena fuori città, si trovava all'epoca una compagna ben coltivata,
situata tra la strada per Calvairate (attuale via Anfossi) e il bivio di
Porta Romana, da cui si dipartivano la Strada Postale per Lodi (attuale
corso omonimo) e la carrareccia detta anche "lo Strettone" (attuale via
Muratori).
Intorno a quella che è l'attuale Piscina Caimi si trovavano varie
cascine, come la Baracchetta, la Venturina e la Campaccia, da cui dipendevano
i terreni coltivati.
Per completare il quadro ricordiamo il ricco intrico di rogge e cavi,
tra cui merita menzione il Redefossi, che costeggiava l'allora polverosa
Strada di Circonvallazione.
Fu in questo scenario che si inserì il piano regolatore dell'ingegnere
Cesare Beruto che, come noto, ridisegnò la città, ed in particolare la
zona testè citata.
Tanto per iniziare, vennero progettati gli attuali viali Cirene, Lazio,
nonchè le vie Cadore e Tiraboschi, e la piazza Libia, come penso sia noto.
Ciò che è più importante ai fini della nostra storia, però, era la
presenza, sul tratto centrale del futuro viale Lazio, di un terreno usato
per il Tiro a Segno, che venne acquistato da una società promotrice dell'età
nuova delle ferrovie vicinali; l'area fu destinata ad impiantarvi la stazione
del tram a vapore per Melegnano e Lodi, noto anche come "Gamba de legn" (nome
condiviso con altri treni dell'epoca): l'area prese nome "Stazione delle
Tramvie Interprovinciali".
Se ancora nel 1920 il lungo muro grigio dello scalo faceva solo penetrare
all'esterno rumori di vagoni e di bestiame destinato al macello, poco dopo,
complice la sempre maggiore ricerca di celerità nei trasporti, l'area venne
demolita, ed il viale Lazio completato.
Ed è a questo punto che inizia la storia della chiesa dei Santi Silvestro
e Martino. Alcune signore, infatti, si interessarono allo scopo di far sorgere
nel nuovo viale, sull'allora incompleto lato dei numeri dispari, una nuova
chiesa, anche in considerazione della notevole distanza di quella zona dalle
sue parrocchiali di riferimento: Sant'Andrea a sud, San Nazaro in Brolo a ovest,
Santa Maria del Suffragio a nord e San Pio V a est. Fu proprio congiungendo
questi quattro punti cardinali che, in Curia, la signora Maura Vajani Frumento,
la signora Gonzales ed il signor Armando Frumento (autore della cartina)
mostrarono come al centro si trovasse proprio l'incrocio tra viale Lazio e
via Maffei. Considerando che la chiesa più vicina distava almeno un chilometro
essi trovarono subito un Monsignore che si disse favorevole all'idea e alla
dislocazione; questi fece però presente che sarebbe occorso trovare i capitali
per la realizzazione.
Fu a questo punto che venne contattato l'architetto Mario
Cavallè, che in viale Lazio aveva già realizzato la portineria del civico 14,
che concorse a dare forma alla chiesa.
Ma il personaggio attraverso cui la chiesa potè concretamente essere
realizzata è senz'altro don Alfredo Malandra, canonico di Santo Stefano, cui
venne dato mandato di acquistare il terreno ed edificare la chiesa (a proprie
spese) dalla Curia Arcivescovile, a seguito di un'adunanza presieduta
dal Cardinale Schuster in data 11 dicembre 1936, durante la quale vennero
altresì fissati i confini della erigenda parrocchia con l'accordo dei
parroci delle aree circonvicine.
A questo punto inizia la costruzione della chiesa, di cui ci occuperemo
nel prossimo articolo unitamente alla parte artistica di essa. Per ora ci
limiteremo a riportare la data della benedizione e posa della prima pietra,
che avvenne ad opera del Cardinale Ildefonso Schuster, Arcivescovo di
Milano, il giorno 31 dicembre 1937.